Un’italiana a Bordeaux

Gabriella Trentin, giornalista, gestisce una Chambre d’Hôtes a Bordeaux, terra del vino.
«Quando un turista australiano, seduto al tavolo della colazione, mi domanda il mio yogurt fatto in casa perché “ho letto dei commenti encomiastici su Tripadvisor e non vedevo l’ora di provarlo” ci si rende conto che il villaggio globale è veramente una realtà
».

di Emanuele Cenghiaro

Conosco Gabriella da vent’anni, da quando – lei giornalista televisiva e io alle primle armi con la penna – ci siamo ritrovati a fare i volontari nella stessa associazione. Poi la sua decisione di emigrare in Francia, dove il destino le ha riservato strade nuove, prma a Parigi e ora a Bordeaux, dove oggi gestisce un bed and breakfast di alto livello in un palazzo storico nel cuore della città: “Au coeur de Bordeaux”. È per questa sua nuova attività che la ricontatto: per sapere come va questa avventura, e decido che è il caso di condividere le sue risposte. Gabriella Trentin, un’italiana a Bordeaux.

«Abbiamo chiuso la porta dietro esperienze diverse – mi racconta – nel campo della comunicazione (giornalista io, mio marito tecnico del suono per il cinema e la pubblicità), perché avevamo voglia di un’esperienza diversa di vita e di lavoro. Di ritrovare il piacere degli incontri e dello scambio nell’attività lavorativa. Così abbiamo lasciato dietro di noi la capitale senza troppi rimpianti e abbiamo scelto Bordeaux, capoluogo del grande sud ovest francese, ricco di storia, natura e tradizioni. E, come tutti sanno, capitale mondiale del vino».
E avete scelto il turismo…
«Fatta eccezione per qualche esperienza nell’organizzazione di viaggi, il mondo del turismo ci era completamente sconosciuto. Dopo avere visitato vari alberghi, abbiamo optato per un bed&breakfast per la possibilità che offre di abitare sul posto e soprattutto per l’approccio molto più personale con i clienti. Il lavoro è tanto, molto più di quanto ci aspettassimo. Ma la ricchezza degli incontri, gli scambi e la scoperta di culture diverse lo rendono interessante e vario. La disponibilità e l’ascolto si rivelano le qualità di base per esercitare il mestiere. Accompagnate da una buona dose di management per gestire la logistica, l’amministrazione e l’e-marketing».
Com’è la vostra struttura?
«È una Chambre d’Hôtes, una tipologia di accoglienza turistica che in Francia può affittare da una a cinque stanze: a partire da sei si diventa un albergo. La nostra ha cinque stanze con la possibilità di accogliere fino a 15 persone. Il nostro punto di forza è essere nel regno del vino: la scelta di avere una cantina con possibilità di degustazione e vendita è un grande vantaggio, non tanto dal punto di vista economico quanto da quello dell’accoglienza. I turisti sono avidi di luoghi e momenti che li facciano sentire parte del luogo: un buon bicchiere di vino locale è lo strumento ideale per facilitare lo scambio, dare luogo a conversazioni e spesso a belle risate tra gli ospiti. Creare dei momenti di convivialità è ciò che rende, a mio parere, questo mestiere cosi attraente».

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Gabriella Trentin con una coppia di clienti

Qualche episodio?
«Potrei dirvi di una coppia cinese in luna di miele che si ritrova con degli australiani che viaggiano in Europa tutti gli anni per saziare il loro bisogno di storia e cultura, e con dei giovani cileni che vengono a scoprire i vini francesi… è il mondo che si ritrova nei pochi metri quadrati della nostra cantina».
Non fatico a crederlo e immaginare la situazione… il tutto grazie al web?
«Internet è lo strumento indispensabile per lavorare nel settore. Amata e odiata, la comunicazione online ha trasformato il modo di fare turismo da una parte e di organizzare, ricevere e accogliere dall’altra. Uno strumento a doppio taglio che permette una comunicazione mondiale ma rende visibile e “commentabile” ogni proposta locale. I siti di prenotazione online come Booking.com o Hotels.com, per citare i più potenti, sono il mezzo sine qua non per avere dei clienti. I siti di discussione e scambio, come Tripadvisor o Lonely Planet, permettono a chiunque di informarsi su alberghi e ristoranti in ogni angolo del mondo. Anche il turismo utilizza e fa le spese della comunicazione globale: bisogna saperlo se si decide oggi di entrare nel mestiere. Quando un turista australiano, seduto al tavolo della colazione, mi domanda il mio yogurt fatto in casa perché “ho letto dei commenti encomiastici su Tripadvisor e non vedevo l’ora di provarlo” ci si rende conto che il villaggio globale è veramente una realtà».
Che effetto fa ai turisti essere accolti da un’italiana  in Francia?
«Se parliamo di turisti italiani, a Bordeaux non ne vengono molti e quando arrivano da noi sono sempre un po’ sorpresi di trovare, ad accoglierli, una connazionale. Forse qualcuno è un po’ deluso di non poter praticare il francese… perché, ad onore dei miei compatrioti, devo dire che, contrariamente a quanto si crede in Italia, non siamo proprio agli ultimi posti per le lingue straniere».
E gli altri turisti?
«Un’altra cosa di cui non ci si rende conto in Italia è di quanto il nostro paese e i suoi abitanti siano amati all’estero. La frase “Mi chiamo Gabriella, sono italiana” ha come effetto di sciogliere anche i più scontrosi. La lingua, il paese, la cucina, l’arte, tutto piace dell’Italia. Insomma, almeno all’estero possiamo smetterla di lamentarci e piangerci addosso, perché abbiamo una buonissima reputazione!»
Vuoi dare un consiglio a chi vuole visitare la Francia?
«Per gli italiani la Francia è Parigi (e da certi punti di vista anche per i francesi…). Ma, senza nulla togliere a una capitale unica per storia e cultura, la provincia francese è ricca e varia. Al nord, la Bretagna è una regione unica, con una natura bellissima e molto ricca di tradizioni. La Normadia, con le spiagge dello sbarco e Lille, città moderna e molto europea, consiglierei di visitare in inverno, cosi non si soffre del clima che in estate non è molto mediterraneo… Tutti conoscono i castelli della Loira, da visitare in primavera, ma c’è l’Alsazia, bella d’inverno con i mercatini di Natale e d’estate per i vigneti e la montagna. Infine c’è tutto il sud, dalla Provenza alle regioni dei Pirenei ai paesi baschi: zone in cui l’estate è molto calda, meglio primavera e autunno. L’estate è più adatta per la costa atlantica, soprattutto per chi ama gli sport acquatici come la vela e il surf».
Per il turista e per l’economia della città, Bordeaux è soprattutto vino?
«I turisti vengono per visitare gli “chateaux”, come sono pomposamente chiamate le aziende e le loro tenute qui in Francia. Curiosi e appassionati arrivano da tutti i continenti. E non restano delusi. Ma Bordeaux non è solo questo: è una città bellissima, ricca di storia e al tempo stesso proiettata verso il futuro che ha saputo rinnovarsi puntando proprio sul turismo. Anni fa veniva chiamata “la bella addormentata” ma ha saputo scuotersi di dosso questa etichetta e rinnovarsi con un’eccezionale politica del territorio. Oggi ha tre linee di tram, una solida rete di autobus e di “bateaubus”, i vaporetti locali, e una zona pedonale che si estende su tutto il centro storico. In un’epoca in cui i negozi singoli tendono a scomparire, Bordeaux rigurgita invece di boutique, bar e ristoranti».
Quali le ragioni di questo essere in controtendenza?
«Sono varie: la città è ricca, la gente ama uscire, ci sono moltissimi giovani perché è una città universitaria. Lanciare un’attività è una cosa accessibile perché il comune ha messo in atto una politica di affitti minimi per i locali commerciali nel centro storico. A questo si aggiunge la promozione turistica, uno dei perni dell’amministrazione locale. Ma tutto il turismo è, in Francia, un settore coccolato dai servizi pubblici. Ad esempio, la Camera di commercio locale ha creato uno strumento chiamato “Thank you for coming” per aiutare le strutture ricettive, alberghi e ristoranti ma anche negozi, a conoscere e accogliere i turisti nel migliore dei modi. E le occasioni non mancano: durante tutto l’anno conclude la Trentin – festival, manifestazioni e fiere si susseguono e assicurano un flusso commerciale e turistico senza sosta».
Insomma, quando andiamo a Bordeaux?

(Quest’articolo è uscito anche, in versione ridotta per motivi di spazio, su La Difesa del Popolo del 19 giugno 2016. Qui c ‘è la versione completa, con qualche altra modifica nell’incipit e nel testo)

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